Il Monte Grappa: le malghe, il suo latte e il formaggio Bastardo

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il Bastardo del monte Grappa è uno dei formaggi della tradizione lattiero casearia del Grappa più significativi.

La sua produzione  è ancor oggi legata alla natura incontaminata e profumata di fieno,fiori ed erbe del massiccio.

Le mandrie al pascolo hanno infatti la possibilità di pascolare in sconfinati alpeggi di pascoli e boschi, ben conservati nel corso del tempo grazie all’intervento dell’uomo che li ha custoditi saggiamente.

Inoltre,il Bastardo viene prodotto ancora come un tempo con la miscela di diversi tipi di latte.

Da qui ne deriva una delle probabili origini del suo nome: si sostiene infatti che il nome Bastardo derivi dal fatto che un tempo veniva prodotto con latte vaccino addizionato con latte caprino e ovino. Tuttavia, ha altrettanto credito la teoria secondo la quale il nome deriverebbe dall’usanza di utilizzare, per la sua preparazione,il latte che non era adatto per il Morlacco del Grappa. Altri ancora sostengono, invece, che si chiami così perchè sul Monte Grappa non si produce né l’ Asiago né il Montasio.

 

Le Caratteristiche:

Il formaggio che ne viene si presenta confezionato in forme cilindriche di 25-30 centimetri di diametro con un peso tra i 2,5 e i 5 chilogrammi.

La  crosta, se a breve stagionatura, è rigata, asciutta e morbida. Invece se più stagionato è più dura, di un colore giallo paglierino che va scurendosi nel corso del tempo. Inoltre, il Bastardo, se stagionato, racchiude all’interno una pasta granulosa, più chiara rispetto alla sua crosta e semidura.

Al palato risulta molto aromatizzato, ma in maniera piacevole e molto profumato.

 

La Creazione:

Questo meraviglioso formaggio nasce dal connubio del latte crudo della munta serale,lasciato a riposo per tutta la notte e scremato la mattina ed il latte appena munto.

Una volta portato ad una temperatura di circa 40° viene addizionato con caglio di vitello e si procede alla rottura della cagliata che viene poi scaldata fino a circa 45°. La pasta, che viene fatta depositare sul fondo della caldaia, viene estratta e sistemata all’interno di fascere in cui subisce una leggera pressatura e la salatura in salamoia. Prima di essere pronte per il consumo, le forme devono essere sottoposte ad un periodo di stagionatura compreso tra un minimo di 25 giorni sino ad un anno, al termine del quale si ottiene un formaggio da tavola un tempo considerato di “serie B” ma che ai giorni nostri è particolarmente apprezzato e spesso servito con della polenta, con della carne, con dei funghi e un buon bicchiere di vino.

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